Trojan di Stato o captatori informatici installati a distanza. Come funzionano?






Dopo il caso Palamara del 2019 sono sorte curiosità sui Trojan di Stato (detti anche 'captatori informatici') introdotti dal DL 216/2017. In particolare ci si chiede se siano davvero installabili a distanza in un telefono cellulare senza che l'utente se ne accorga. In questo blog parleremo di Trojan professionali per gli enti di intelligence, quindi nulla a che vedere con le App Spyphone acquistabili online. Si tratta di soluzioni molto sofisticate che vengono impiegate quando ci sono interessi miliardari, questioni di sicurezza nazionale o ipotesi di gravi reati. 


Il primo passo per tentare l'inoculazione di un Trojan a distanza consiste nell'identificazione e nello studio del cellulare target per individuare delle vulnerabilità, cioè delle falle nella sicurezza del sistema operativo del cellulare (o delle App installate nel cellulare) che siamo sfruttabili allo scopo.

Quasi in disuso sono invece le tecniche di
 'social engineering' (dette anche 'tre click'), cioè instaurare contatti a distanza con la vittima per convincerla ad installare una App apparentemente innocua nel suo cellulare. In questo caso la vittima deve fornire delle conferme all'installazione. Ma l'accresciuta consapevolezza sui rischi informatici e le ripetute segnalazioni dei sistemi operativi quando si installano delle App hanno reso molto improbabile che qualcuno cada in nel tranello.

I vettori privilegiati (ma non unici) per l'inoculazione a distanza dei Trojan sono le vulnerabilità di categoria
 
'overflow'. Più avanti vedremo meglio cosa sono. Ad es. un prodotto molto professionale che può essere inoculato a distanza sfruttando queste vulnerabilità è il 'Pegasus NSO' nelle sue numerose varianti. Pegasus nasce in Israele da ex tecnici del Mossad e viene usato da varie organizzazioni mondiali di intelligence soprattutto per l'antiterrorismo e la sicurezza nazionale. Nel 2025 è balzato agli onori delle cronache anche il Trojan professionale 'Graphite', inoculato nei cellulari di alcuni giornalisti e attivisti di spicco nel settore dell'immigrazione. Così come Pegasus, anche Graphite è inoculabile a distanza con tecnica 'zero click', detta anche modalità silente. Va detto che in molti casi non è una tecnica davvero silente perchè l'utente riceve una chiamata o una videochiamata, oppure apre un video, un'immagine o un link apparentemente innocui. Questo consente agli attacker di stabilire un canale di contatto con il cellulare (detto 'Socket') per installare una App spia sfruttando determinate vulnerabilità. Tuttavia l'utente non nota nessuna installazione e nessuna anomalia, non riceve nessuna notifica dal sistema operativo e non deve fornire nessun permesso all'applicativo indesiderato.


Ecco come si presenta concretamente un attacco Pegasus NSO. In questo caso gli attacker hanno scelto di aprire un canale di contatto con il cellulare inviando dei banali SMS con link all'attivista saudita per i diritti umani Ahmed Mansoor. L'attivista viene invitato a leggere un articolo su argomenti che lo interessano. In realtà, se il link fosse stato cliccato dal Sig. Ahmed, sarebbe partita anche l'installazione nascosta del Trojan Pegasus mediante il download in background di decine di piccoli file GIF che sarebbero stati gestiti dal sistema operativo del cellulare come allegati all'SMS. Ma il Sig. Ahmed si è insospettito, non ha aperto il link e lo ha fatto esaminare da una società statunitense specializzata in cyber security. Anche in questo caso emerge l'importanza della prima forma di difesa che da sempre ribadiamo nelle pagine di questo blog: la conoscenza dei rischi e la consapevolezza.


Per sfatare il falso mito dell'insicurezza di Android va detto che negli ultimi anni ci sono state vulnerabilità sia nei sistemi operativi IOS che nei sistemi operativi Android. Ad esempio alcuni Trojan recenti hanno sfruttato le vulnerabilità dell'iMessage di Apple.

Da anni uno dei principali punti di riferimento per tentare inoculazioni a distanza è WhatsApp, grazie alla sua estrema diffusione e al suo ampio ventaglio di vulnerabilità. 

Ad esempio nel 2020 sono stati identificati 5 nuovi bug di WhatsApp: i CVE 1886 1889 1890 1891 e 1894. Un paio di questi potevano prestarsi anche all'inoculazione 'zero click' dei Trojan. Oppure a semplici controlli nascosti come la posizione GPS realtime del cellulare.
Conviene diffidare del sensazionalismo mediatico dopo il caso del trojan di Stato nel cellulare del magistrato Palamara: online girano dei video della RAI e delle Iene dove sembra che installare un Trojan a distanza in un cellulare sia una banale prassi. Ovviamente si tratta di dimostrazioni con finalità sensazionalistiche. Nella realtà non c'è assolutamente nulla di così banale e tutto ciò è possibile solo con sofisticati e costosi strumenti riservati agli enti di intelligence, che devono essere gestiti da informatici specializzati nel cyber attack. Ma soprattutto è possibile solo quando nel cellulare target ci sono vulnerabilità sfruttabili come vettori di inoculazione. Diversamente anche le più importanti agenzie mondiali di intelligence devono entrare in possesso fisico del cellulare per effettuare l'installazione (questa attività viene definita 'inoculazione locale'). E se il cellulare è protetto da password sconosciuta, l'inoculazione locale diviene pressochè impossibile. Guardate ad es. questo articolo, che spiega cosa ha dovuto fare l'FBI americana nel 2016 per riuscire a rimuovere la password in un Iphone5. Come ultima spiaggia a volte possono essere tentate anche delle complesse inoculazioni MitM Man-in-the-Middle (a breve distanza fisica dal cellulare, es. via rete WiFi) ma dagli esiti incerti e spesso improbabili.

Prima di proseguire apriamo una parentesi con un importante avvertimento per i nostri lettori: nel Web è facile trovare 'esperti' che promettono di installare App SpyPhone e Trojan a distanza. Raccomandiamo di diffidare di queste promesse. Oggigiorno un sfavillante sito internet può essere creato in meno di due ore. E i feedback positivi possono essere falsificati facilmente, acquistandoli online a pochi euro presso attività illecite specializzate.

Spesso le vulnerabilità di sistemi operativi e App vengono pubblicizzate nella comunità hacker internazionale, quindi vengono corrette dagli sviluppatori. Ma non è sempre così. Esiste un segretissimo mercato nel dark-web dove alcuni hacker mettono in vendita le vulnerabilità che hanno scoperto a cifre oscillanti fra 40000 euro e un milione di euro. Il pagamento avviene in criptovalute. Sono le cosidette vulnerabilità 'Zeroday'. Chi acquista uno 'Zeroday' acquista anche il silenzio dell'hacker sulla sua scoperta. Quindi la vulnerabilità potrebbe restare sconosciuta e sfruttabile per anni. Se invece la vulnerabilità viene pubblicizzata, la correzione da parte degli sviluppatori dei sistemi operativi e delle App avviene spesso con tempistiche dilatate. Ad es. il clamoroso CVE3568 di WhatsApp (buffer overflow con una chiamata vocale) è stato corretto solo a fine 2019. Questo nonostante se ne sia parlato per mesi. Significa che nel 2019-2020 (forse anche prima) centinaia di milioni di cellulari sono stati potenzialmente vulnerabili a inoculazioni di categoria overflow basate sul bug CVE3568. A conferma del fatto che WhatsApp non è diventato sicuro neppure dopo l'acquisizione da parte di Meta, sono emerse nel 2022 due nuove vulnerabilità critiche: le CVE 27492 e 36934.

Ma come si sfruttano queste vulnerabilità? Il principale (ma non unico) sistema pare essere l'overflow. Senza voler banalizzare un'attività estremamente complessa come il cyber attack, è cosa nota anche a programmatori alle prime armi che i
 buffer overflow e gli stack overflow opportunamente gestiti possono consentire l'esecuzione ddi codici malevoli sulla device attaccata. Nella sostanza ci riferiamo all'immissione in una stringa di un numero di bytes maggiore dell'array del buffer che deve contenerla.

Esempio in linguaggio C:
void leggostringatest(void) {
long num = 0;
char buff[6];
gets(buff);
}

In sintesi se 'gets' raccoglie un numero di bytes maggiore della capienza di 'buff[6]' e se l'overflow (cioè i bytes in eccesso oltre il sesto) contiene un codice correttamente allocabile ed eseguibile, potrebbe nascere il problema. Logica vorrebbe che tutto ciò che eccede i 6 bytes venga scartato causa mancata capienza. In realtà viene trasmesso al processore del cellulare come fosse una normale routine della App. Ipotizziamo ad es. che lo script arbitrario contenga un 'requestLocationUpdates' per leggere la posizione GPS del cellulare e inviarla all'IP di un determinato server: la CPU del cellulare prende in carico il codice e lo esegue. Quindi l'attacker riceve le coordinate GPS del cellulare.

Ovviamente non è tutto così facile. Si tratta di attività molto complesse.
 Qui abbiamo solo voluto rappresentare il fatto che sono attività possibili. Ma certamente non sono attività alla portata di tutti, non sono un rischio per tutti e non hanno nulla a che vedere con le App SpyPhone acquistabili online.



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